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Al di là delle nuvole: Pino Venditti ricorda Alfio Contini

Al di là delle nuvole: Pino Venditti ricorda Alfio Contini

Il 23 aprile ci ha lasciato Alfio Contini (AIC), tra i maggiori Autori della Cinematografia del nostro cinema. Era nato a Castiglioncello il 19 settembre del 1927. Indiscusso anticipatore dello stile fotografico moderno applicato alla settima arte, fedele collaboratore di Dino Risi, con il quale gira ben sette pellicole, tra le quali I mostriIl sorpasso, con Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant, uno dei capolavori indiscussi del cinema italiano, Contini a proprio agio nel cinema brillante, non tralascia importanti incursioni nel cinema più esplicitamente d’autore. Collabora ad esempio con Liliana Cavani, in film come Galileo Il portiere di notteVittorio De Sica ne I girasoliMichelangelo Antonioni per Zabriskie Point e Al di là delle nuvole (per il quale ottiene un meritatissimo David di Donatello) fino a cimentarsi con il teatro classico con la trasposizione cinematografica di The Trojan Women del greco Michael Cacoyannis. Da ricordare inoltre il sodalizio artistico con Adriano Celentano, con il quale gira, tra i tanti, il musical Yuppi du, film di grande successo. L’esordio ufficiale (come assistente operatore) è datato 1952 in occasione del film Il cappotto di Alberto Lattuada, con Renato Rascel protagonista, mentre nel 2005, dopo più di mezzo secolo di carriera, Keller - Teenage Wasteland, opera prima della regista austriaca Eva Urthaler, è di fatto il suo ultimo lavoro. 

Vogliamo ricordarlo insieme all’autore della cinematografia Pino Venditti (AIC), che ne è stato per anni l’operatore di macchina di fiducia, soffermandoci in particolare su Al di là delle nuvole (Beyond the Clouds, 1995) diretto da Michelangelo Antonioni con la collaborazione di Wim Wenders.

In Al di là delle nuvole (seconda collaborazione dopo Zabriskie Point, con Michelangelo Antonioni) Alfio Contini si aggiudica un meritatissimo David di Donatello. Cosa può dirci a proposito dell’approccio fotografico di Contini rispetto alla storia narrata?

Abbiamo parlato tanto con Alfio durante le settimane di preparazione del film della scelta delle macchine da presa, degli obiettivi, della pellicola da usare e in base ai sopralluoghi svolti di come ambientare la storia da raccontare e anche del tono fotografico che avrebbe dato in accordo, ovviamente, con Michelangelo Antonioni a ogni singola storia del film. Mi ricordo che per scegliere la macchina da presa abbiamo fatto insieme ad Antonioni la ripresa di una scena del film, girata nel Castello di Lunghezza, con ben tre cineprese diverse. Alfio riguardo al look fotografico scelto ha pensato ed elaborato una fotografia con luce di taglio e controluce in modo da far risaltare i personaggi e gli ambienti, con un occhio sempre attento a far risaltare le attrici e mantenendo un unico filo conduttore per le quattro storie. Il risultato di questo accurato lavoro si è visto in proiezione, tanto che quell’anno Alfio Contini ha vinto il David di Donatello per la migliore fotografia e anche al Festival di Venezia gli è stato riconosciuto il merito.

Il film è ufficialmente co-diretto da Michelangelo Antonioni e Wim Wenders. Cosa può dirci del leggendario regista ferrarese?

Di Michelangelo Antonioni è già stato scritto tutto. È stato uno dei più grandi Maestri del cinema italiano riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo. I suoi film dal punto di vista fotografico per me sono estetica pura, la sua ricerca della luce e dell’inquadratura giuste sono state per un operatore come me una esperienza unica di apprendimento da portare dentro di sé. Michelangelo Antonioni, nonostante la menomazione che lo aveva colpito, esprimeva chiaramente per mezzo dei suoi disegni come intendeva impostare ogni singola sequenza ed era compito di noi collaboratori alla macchina da presa interpretare le sue direttive e realizzare la sua precisa volontà.

E di Wenders?

Wim Wenders è per me un altro grande regista che racconta le sue storie privilegiando i grandi spazi e la luce, esperto fotografo, amante anche lui del gusto per l’inquadratura e della resa fotografica dei suoi lavori: è stato scelto proprio per questa sua affinità riguardante la visione estetica e fotografica per affiancare Michelangelo Antonioni per la realizzazione del film. Wim Wenders, d’accordo con Michelangelo Antonioni, ha diretto solo i “raccordi” delle quattro storie di Al di là delle Nuvole e durante le riprese del film ha realizzato, insieme alla moglie Donata, un servizio fotografico sulle giornate lavorative pubblicando, a fine film, un bellissimo libro fotografico.

Cosa ricorda del primo incontro con Alfio Contini? Quale è stato il vostro primo film?

Ho conosciuto per la prima volta Alfio Contini nella sede dell’A.I.C. nel 1972, ma è solo nel 1987 che le nostre strade si sono incrociate quando fui chiamato a sostituire l’operatore di macchina del film Se lo scopre Gargiulo, prima regia di Elvio Porta, autore della fotografia Alfio Contini e da quell’anno fino al 2001 è iniziata la mia collaborazione con Alfio.

Cosa la colpì maggiormente del talento di Contini?

Del talento di Alfio Contini mi ha colpito subito la sua alta competenza nell’utilizzare la luce esterna e nel ricreare la luce interna giusta per la storia che si stava raccontando. La sua cultura, intelligenza e accuratezza sono stati nel tempo modello di riferimento e di professionalità. Alfio mi ha accolto subito nel suo gruppo di lavoro con affetto e sincerità e per questo gli sono estremamente grato.

Il vostro ultimo film?

Il nostro ultimo e bellissimo film è stato Ripley’s Game – Il gioco di Ripley, regia di Liliana Cavani, girato nel 2001, una coproduzione internazionale (Italia-Gran Bretagna-Stati Uniti). Dopo questo ultimo film come operatore di macchina, ho iniziato la mia collaborazione come autore della fotografia con la regista Rossella Izzo.

Quale film illuminato da Contini preferisce e per quale motivo?

Alfio Contini è stato un autore della fotografia eclettico, nella sua lunga carriera ha spaziato e realizzato tutti i generi cinematografici, ha lavorato con tanti registi.

Un film che mi piace ricordare, perché ne abbiamo parlato varie volte con Alfio, analizzando la sua fotografia è Il portiere di Notte, regia di Liliana Cavani.  Alfio ha realizzato tutta la fotografia per questo film utilizzando luce riflessa di taglio, che è molto più complicata da gestire ottenendo quei bellissimi toni e sottotoni (giochi di luce e di ombra) che sono molto suggestivi e pittorici dando alla storia del film quella drammaticità che racchiude in sé.

Concludendo. Quale insegnamento le ha lasciato?

Ho catturato e incamerato da ogni autore della fotografia con cui ho lavorato insegnamenti ed esperienze positive e non. La lunga esperienza di lavoro con Alfio per me è stata bellissima e importante sia dal punto di vista professionale che umano.

Dal punto di vista professionale è stato un esempio di alta competenza e disponibilità a risolvere qualsiasi problema che si presentava sul set, così come la sua capacità di insegnare e nello stesso tempo di ascoltare gli altri. Dal punto di vista umano gli sono grato per la sua amicizia e per quella venutasi a creare in seguito con la sua famiglia.

Grazie Alfio, Irma e Carlo.

foto archivio fotografico G.G.

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