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Il Polverificio

Stabilimento Militare “Propellenti”

polverificiorres

Il polverificio, ora Stabilimento militare Propellenti L’insediamento nell'ultimo decennio del 1800 sul territorio di Fontana Liri di uno stabilimento per la produzione di esplosivi, un Polverificio militare, è stato l'avvenimento più importante nella storia del paese, quello che ne ha cambiato il volto, affrettandone lo sviluppo e favorendone la vocazione industriale. Perché si possa comprendere la necessità della costruzione di un nuovo stabilimento e perché esso venne poi realizzato sul territorio del nostro paese è necessario ripercorrere tutto l'iter relativo. Tra il 1866 e il 1867 nel dinamificio di Avigliana (Torino), Alfredo Nobel scoprì la dinamite, il potente esplosivo definito polvere senza fumo che rivoluzionò i sistemi di produzione e l'uso degli esplosivi e determinò, fra l'altro, finanche l'adozione di nuove armi portatili. Vari paesi esteri adeguarono la loro preparazione militare ai criteri imposti dalla scoperta di quell'esplosivo e anche l'Italia, conclusi i necessari esperimenti, risultati altamente positivi, adottò le nuove tecniche. Era quindi necessario costruire un nuovo stabilimento. A sostenere la realizzazione di un nuovo polverificio furono pure le reiterate, pressanti richieste degli alti Comandi militari che da tempo insistevano perché la produzione degli esplosivi per le forze armate - a motivo della particolare natura del prodotto – venisse effettuata in massima parte da stabilimenti militari che offrivano, rispetto ai privati, maggiori garanzie e più riservatezza. Convinto di ciò era anche lo stesso ministro della Guerra di allora, Bertolè-Viale. Dagli atti parlamentari della Camera dei deputati, bilancio 1889-90, seduta del 2 dicembre 1889, risulta che il ministro nella premessa al disegno di legge presentato di concerto col ministro del Tesoro on. Giolitti, dopo avere illustrato le caratteristiche del nuovo esplosivo, ebbe a precisare: "Siccome poi la nuova polvere non può essere fabbricata nei due polverifici dello Stato (Fossano e Scafati), perché richiede procedimenti e macchinario affatto diversi, si è divisato di procedere alla costruzione di una apposita fabbrica di esplosivi da erigersi nell'Italia Centrale, secondando in tal modo il desiderio altra volta espresso dal Parlamento, di porre cioè man mano tutti i nostri stabilimenti militari in posizione strategicamente migliore di quello che non siano ora. ... La spesa per la costruzione della fabbrica di esplosivi, per l'acquisto di macchinario, per la compera dei terreni, per la conduttura d'acqua, ecc. è calcolata in 3 milioni".

Relatore del disegno di legge Bertolè-Viale fu l'on. Pelloux che, nel condividere quanto proposto dal ministro della Guerra, sostenne che l'approvazione di quel disegno di legge "tanto meglio varrà, quanto sarà sollecito". Un voto nel frattempo del Consiglio Provinciale di Terra di Lavoro del 16 dicembre 1889 - ed è chiaro che a proporlo non poteva che essere l'on. Federico Grossi, presidente di quel consesso e nostro conterraneo - raccomandava che per la scelta dell'area ove ubicare lo stabilimento si fosse tenuta in considerazione l'opportunità di impiantarlo nella Valle del Liri, vista la ricchezza di energia idraulica ivi disponibile. La legge che stanziava la somma per la costruzione di un nuovo polverificio venne varata il 6 aprile 1890 e porta il n. 6776. E la raccomandazione alla massima sollecitudine del Pelloux fu tanto ben raccolta, che il 19 dello stesso mese il Ministro della Guerra affidò a una Commissione presieduta dal generale De Maria, già direttore del polverificio di Fossano, l'incarico di reperire una località idonea. La Commissione in tempi molto rapidi e per una serie di documentate motivazioni propose la Valle del Liri e con il Regio Decreto 20 maggio 1890 n. 127, venne stabilito che lo stabilimento doveva sorgere in territorio di Fontana Liri, contrada Madonna degli Zapponi. Altro Regio Decreto del 19 novembre 1891 n. 720 determinò le zone di servitù militari e il piano da applicarsi alle proprietà fondiarie interessate alla costruzione, piano che, nel giugno 1899, con altro Regio Decreto, venne ulteriormente ampliato. Venne scelto il territorio di Fontana Liri principalmente perché rispondente alle indicazioni prescritte dalla Commissione competente, poi perché in esso i tecnici incaricati avevano riscontrato l'esistenza di condizioni ambientali e di sicurezza che un complesso del genere richiede, e infine perché in tale località vi era un salto naturale del fiume Liri che avrebbe consentito la realizzazione di una centrale idroelettrica e quindi la certezza di poter disporre in maniera autonoma dell'energia e della forza motrice necessarie al funzionamento degli impianti. Principale fautore dell'ubicazione dello stabilimento sul nostro territorio fu l'on. Federico Grossi che con tempestività e ferma determinazione sostenne tale scelta a tutti livelli. Ciò risulta da un suo scritto inedito "Come fu prescelta Fontana Liri per il nuovo stabilimento", da poco pubblicato dallo storico arcese avv. Ferdinando Corradini. Nel 1891 fu istituito a Fontana Liri un Comando locale del genio militare facente capo alla Direzione generale di Artiglieria e Genio del Ministero della Guerra e in appoggio a tale Comando un Consiglio di Amministrazione composto dal comandante militare del posto, presidente, da un ufficiale del Comando locale, membro, e da un ragioniere geometra del genio, addetto al Comando locale, relatore. Altro ragioniere geometra svolgeva le funzioni di segretario del Consiglio. Competeva a tale Consiglio, fra l'altro, trattare i tanti problemi riguardanti il polverificio, definire le pratiche relative all'esproprio e all'acquisizione delle aree su cui esso doveva sorgere, dirigere i lavori di costruzione, indicare e assicurare il rispetto dei vincoli e delle servitù militari da applicare ai fondi adiacenti. Questi ultimi vennero stabiliti con Regio Decreto nel gennaio 1892. Le opere di costruzione furono dichiarate di pubblica utilità e le pratiche di esproprio dei terreni furono tutte definite negli anni 1890-1891. Nel giugno 1891 l'Amministrazione comunale cedette da parte sua all'Amministrazione militare alcuni terreni di sua proprietà. Venne in seguito nominata una Commissione con l'incarico di studiare e redigere il progetto per la costruzione di un impianto capace di produrre almeno 1000 chilogrammi di esplosivi al giorno.

La presiedeva il col. Roberto Bazzichelli, direttore del Laboratorio di Precisione di Torino. Uno dei primi provvedimenti relativi ai lavori di costruzione del polverificio, datato 13 dicembre 1890, riguarda una richiesta al Ministero 1 della Guerra per la “derivazione dal fiume Liri di un canale per dare la forza motrice al nuovo polverificio per la fabbricazione della balestite, situato nella contrada Madonna dei Zapponi, in territorio del Comune di Fontana Liri”. Segue nel febbraio 1891 un'analoga richiesta, per competenza, dell'Amministrazione militare al Ministero dei Lavori Pubblici per la concessione di una portata di 10 mc./sec. La stessa aveva già riscosso il parere favorevole della me parere dell'Ufficio Tecnico. La concessione venne rilasciata in data 18 luglio 1891. Essa contiene in allegato "il piano generale della località", l'iconografia del canale e progetti vari. Altra concessione che chiarisce ed amplia quella citata, era stata rilasciata dal Ministero dei Lavori Pubblici al Ramo Guerra in data 11 gennaio 1900 "per la costruzione delle opere occorrenti per assicurare al canale per la forza motrice del Polverificio di Fontana Liri la sua portata normale in ogni evenienza e qualunque siano le condizioni del Fiume Liri". Venne anche stipulato il contratto relativo alle "opere di regolarizzazione, necessarie per far sì che la portata del canale alimentatore sia resa costante, indipendentemente dalle piene o dalle magre del Liri e dall'erosione dell'alveo". Per le competenze dell'Amministrazione comunale, la prima notizia al riguardo è contenuta in un verbale di Giunta Municipale del 15 luglio 1890. Con tale atto si approvava la liquidazione di 10 lire al cocchiere Loreto Grimaldi, che già altre volte aveva prestato simili servizi per conto del Comune, "per nolo di carrozza per aver trasportato in Arce i componenti la giunta affine di prendere accordi con quell'Amministrazione circa il modo di concorrere alle spese per l'espropriazione del suolo occorrente pel polverificio". Non risulta se il concorso di spesa vi sia effettivamente stato, ma vi fu certo l'occupazione provvisoria e d'urgenza dei suoli. Da vari verbali della Giunta Municipale del 1892 e 1893 sì rileva, poi. che alcuni amministratori comunali parteciparono a pieno titolo, e varie volte, a operazioni relative alla delimitazione di aree espropriate e occupate a tale scopo. In data 6 dicembre 1892, la Giunta liquidò all'assessore Beniamino De Angelis la somma di 30 lire quale indennità "per essersi recato cinque volte nel Polverificio Governativo per assistere, in qualità di rappresentante del Comune, il Ragioniere del Genio Militare nelle operazioni eseguite per la delimitazione delle zone di servitù militari". Alla stessa data, e al medesimo assessore, vennero liquidate altre 3 lire «per aver assistito il Ragioniere del Genio sig. Butironi nelle operazioni di delimitazione del suolo comunale censito al sig. D'Emilla Giuseppe in contrada S. Salvatore». La somma di 40,65 lire venne inoltre liquidata, con delibera di Giunta del 29 agosto 1893, ad Achille Materiale «per avere assistito durante un mese il Ragioniere Geometra del Genio Militare sig. Di Vito Pasquale nelle espropriazioni del suolo occorrente per la costruzione del Polverificio». Considerate le date in cui furono deliberati i rimborsi, appare evidente che i sopralluoghi dovettero essere stati effettuati in epoca anteriore, tenuta presente la proverbiale lentezza con cui le amministrazioni comunali provvedono ai rimborsi di spese. Risulta inoltre, che verso la fine del 1892 - portati a termine i lavori murari del polverificio - vari tecnici e trenta operai volontari scelti fra i dipendenti del Laboratorio di Precisione di Torino e dei polverifici di Fossano e Scafati, vennero inviati al polverificio di Fontana Liri per curare le operazioni di impianto dei macchinari onde poter dare inizio alle varie lavorazioni. In precedenza agli stessi era stato fatto frequentare un corso di specializzazione sulla lavorazione della dinamite presso il dinamificio di Avigliana. Intanto con R. Decreto 11 giugno 1893 fu creato il Comando Autonomo di Arti eria dí Fontana Liri che venne affidato al magg. Augusto Ghirardini, proveniente dal Laboratorio di Precisione di Torino.

Questi diresse i lavori di costruzione degli impianti per la produzione dell'acido nitrico e dell'acido solforico, per la distillazione della glicerina, per la posa in opera di caldaie a vapore e l'installazione di varie officine meccaniche. Tra il 1893 e il 1894 venne realizzata la centrale idroelettrica. Completati poi gli impianti per la fabbricazione della nitroglicerina e nitrocellulosa, dalla cui mescolanza si ottiene la balistite, lo stabilimento divenne operativo. Primo direttore dal 1903 al 1906, anno della morte, fu il col. Roberto Bazzichelli, inventore della solenite, un esplosivo simile alla balistite che, a parità di velocità, sviluppava una pressione di gran lunga più bassa e meglio si prestava per la confezione delle cartucce del fucile mod. 91, allora in dotazione all'esercito. Con Regio Decreto 21 gennaio 1894 il Comando d’Artiglieria venne trasformato in Direzione d’Artiglieria del Polverificio. Risalgono al 1894 le prime assunzioni di manodopera locale. Gli operai, che in quell'anno erano 130, salirono a 380 nel 1900 e a 306 nel 1902. Per la superiore vigilanza tecnica il polverificio venne affidato a un Comitato composto da illustri personalità dei mondo politico e militare, quali il senatore Emanuele Paternò, presidente, già Rettore dell'Università di Palermo, il generale Pompeo Grillo e l'ing. Dino Chiaraviglio, direttore del Laboratorio centrale di esplosivi con sede in Roma. L'Amministrazione comunale in carica all'atto della costruzione del polverificio sperava di ottenere discrete entrate tributarie, in aggiunta ad altri benefici. Infatti, nell'approntare lo schema di bilancio di previsione per il 1891, la Giunta municipale iscrisse in entrata la somma di 1785 lire "per dazi comunali da imporsi nell'esercizio 1891, in vista dei grandi lavori che dovranno eseguirsi in questo Comune per la costruzione del polverificio". Nella parte uscite, relativa a quel bilancio, figuravano lire 1.200 "per interessi ed ammortamenti pel deposito di lire 15.000,00 da contrarsi da questo Comune con la Cassa Depositi e Prestiti per quota di concorso alle spese di espropriazione pel polverificio da impiantarsi in questo Comune". L’Amministrazione comunale si era impegnata a corrispondere lire 15.000 per l'acquisto delle aree su cui era stato impiantato il polverificio, ma ciò costituiva un ingente gravame per il suo bilancio deficitario e per ovviare a ciò la stessa stipulò un contratto di cessione all'Amministrazione militare di altri terreni, oltre a quelli già ceduti. "in luogo del concorso pecuniario deliberato in data 24 maggio 1890 e successivamente fissato in lire 15.000, pari ad un decimo delle spese di espropriazione occorrenti per l'impianto del polverificio". Sorto su un'area di 64 ettari, con un perimetro di Km. 3,5, il polverificio assunse presto caratteristiche tali da divenire il più attrezzato e funzionale stabilimento del suo genere. Indicato come il il polverificio senza fumo" in documenti comunali dell'epoca, fu definito "gran polverificio nazionale" da Luigi Lucchetti e "gloria nazionale" in un intervento al Parlamento italiano. Lo stabilimento è stato sempre nel corso degli anni sede qualificata di studi, esperimenti e collaudi balistici. Nel primi anni di attività, per ovviare ad alcuni inconvenienti propri della solenite, vennero sperimentati nuovi esplosivi: la lirite, dal nome tipicamente nostrano, l'albite italiana, la filite. Alimenta il poderoso apparato una centrale idroelettrica di proprietà del polverificio, capace di erogare energia più che sufficiente alle esigenze della lavorazione. Nel 1898 fu creata all'esterno dello stabilimento (area e località ancora oggi chiamate "Tirocannone") una 'linea di tiro", che si rivelò presto inadatta e nel 1902 - quando il polverificio fu ampliato sulla destra del Liri - venne costruito Il un vero e proprio poligono di tiro ancora oggi efficiente. Con circolare del Ministro della Guerra n. 37 del 28 febbraio 1904, il polverificio assunse la denominazione ufficiale di Regio Polverificio sul Liri, ma si è sempre continuato a chiamarlo il Polverificio. Anche la parte bassa del paese, sorta a ridosso dello stabilimento, si chiamò all'inizio Polverificio sul Liri. Le quasi identiche denominazioni stanno pure esse a testimoniare - se ce ne fosse bisogno - che le due realtà erano legate, come lo sono sempre state, nel bene e nel male, a un medesimo destino, perseguivano fini per lo più comuni, aspiravano ognuno nel proprio ambito ad un futuro migliore.

A conferma di ciò nel 1929 S. Barbara, protettrice del polverificio, venne eletta pure speciale Patrona della nuova parrocchia e del paese. Intanto - e risulta dal fatti - continua fu la collaborazione tra i vari direttori dello stabilimento e le amministrazioni comunali che si sono succeduti nel tempo. Piace qui ricordare che numerose furono le attenzioni della Direzione del polverificio per il nucleo abitato che stava sorgendo. Di fronte alla facciata principale della Direzione del polverificio venne costruita, a cura della stessa, una piazza discretamente ampia, con al centro una fontana a quattro cannelle con vasca di raccolta e zampillo, che ancora fa bella mostra di sé. Arredavano la piazza quattro artistici pali in ferro con lampioni per la pubblica illuminazione, un pannello per le affissioni con due supporti metallici dello stesso stile e un orinatoio quadruplo. Altre sei fontane furono installate in vari punti nella parte bassa del paese, oltre quella grande con retrostante lavatoio e panchine in località S. Salvatore, a ridosso dell'area demaniale del polverificio e quella in località Direzione Vecchia. A molti dipendenti vennero inoltre rilasciate concessioni di acqua per uso domestico. La strada che congiunge il polverificio con Monte dei Corvi - zona residenziale per ufficiali e funzionari del polverificio venne illuminata a cura dello stesso con molti punti luce e fu questo il primo tratto del paese servito da pubblica illuminazione. Nel 1904 la Direzione del Polverificio contribuì pure all'istituzione di un asilo per l'infanzia. Altri numerosi benefici il paese e i suoi abitanti hanno ricevuto nel corso degli anni dal sensibili e premurosi direttori dello stabilimento che sempre hanno avuto a cuore le necessità e il benessere dei cittadini di Fontana Liri. In questi ultimi anni, però, l'atteggiamento e la disponibilità dell'amministrazione militare nel confronti della nostra popolazione si sono decisamente modificati: quelle fontane, dalla prima all'ultima - salvo quella al centro della piazza principale sono state eliminate e il fatto ha destato non poco scontento fra la popolazione, perché se è vero che il paese ha tratto indubbi benefici dall'insediamento del polverificio sul suo territorio, è altrettanto vero che ne ha pure condiviso rischi e pericoli e durante l'ultimo conflitto ha subìto vaste distruzioni in seguito al trentadue bombardamenti aerei che, come documentato dal Ministero dei LL.PP. - Ispettorato Centrale per la Ricostruzione Edilizia - danneggiarono ben 1074 vani, per cui il paese venne classificato "centro particolarmente danneggiato e con oltre il 70% di distruzioni ". E l'acqua che il polverificio capta dal nostro lago per le sue necessità e quelle dei suoi dipendenti, anche se appartiene al demanio delle acque pubbliche dello Stato, sgorga pur sempre sul territorio di Fontana Liri. Durante l'ultimo conflitto il polverificio, per le indiscusse, aumentate esigenze, diede lavoro a migliaia di dipendenti. In seguito, duramente bombardato, fu in parte distrutto e in parte smantellato, prima dalle truppe tedesche che inviarono in Germania gran parte dei macchinari, poi da personaggi nostrani senza scrupoli. Di quello che fino al 1943 era stato il più efficiente e importante polverificio d'Italia non rimasero che un ammasso di impianti e macchinari fuori uso, rovine e macerie: un quadro desolante. Per scongiurare la chiusura dello stabilimento e la conseguente, grave perdita di centinaia di posti di lavoro, occorreva iniziare al più presto l'opera di ricostruzione. L’impresa era ardua, ma il direttore in carica, il col. Vincenzo Di Ferrante, che ne aveva curato in maniera egregia la crescita nel periodo bellico, non si perse d'animo e con rara competenza - grazie anche alla passione e all'impegno dei suoi bravissimi tecnici - ne diresse le operazioni. Si riuscì a ripristinare le strutture demolite o fatiscenti e a dotarle dei pochi macchinari recuperati, a riparare quelli fuori uso e a crearne di nuovi sul modelli di quelli asportati.

Dopo lungo e paziente lavoro le ridotte maestranze riuscirono a riattivare e far funzionare alcuni reparti e il Ministero della Difesa decretò che lo stabilimento doveva essere rimesso in condizione di riprendere in pieno la sua attività. I vecchi macchinari recuperati vennero man mano sostituiti con altri più moderni, vennero installati impianti più funzionali, che davano maggiore affidamento e fu reimpiantata e potenziata una nuova centrale idroelettrica costituita da tre turbine verticali a elica che, complessivamente, possono fornire un totale energetico di 4.000 Kw. Il 4 dicembre 1946 il Comitato dei festeggiamenti della patrona Santa Barbara, a nome dei dipendenti tutti dello stabilimento, per un sentimento di gratitudine profonda verso il col. Di Ferrante che si era sempre preoccupato e prodigato per i suoi operai, lo insignì di medaglia d'oro. Nella successiva fase di adeguamento alle tecniche più avanzate, lo stabilimento è stato dotato di vari Impianti specifici, di una modernissima struttura sussidiaria di riserva di elettricità costituita da generatori azionati con motori diesel, di impianti idrici di captazione, di una centrale del freddo, di officine di vario genere, di un attrezzato laboratorio chimico. di un laboratorio balistico, di una tipografia, di impianti per sollevamento acqua, di depurazione di acque nere e industriali, di altri ancora di varia natura. Lo Stabilimento Militare Propellenti (S.M.P.) produce ora materiale propellente, confeziona cariche di lancio, controlla e collauda esplosivi prodotti dalle industrie private. Nel corso di un secolo di attività alcuni incidenti hanno frustato la vita del polverificio: il primo, con un morto, avvenne durante la realizzazione del tronco ferroviario che ha collegato fino al 1943 il polverificio con la vicina stazione ferroviaria di Arce; il secondo, originato dall'accensione di circa Kg. 90 di balistite, si verificò alle ore 15,30 del 13 dicembre 1902, provocando la morte di quattro operai ; un altro avvenne il 5 maggio 1915, per uno scoppio nel reparto calandre che causò la morte di otto operai acidisti; nell'ultimo, del 28 giugno 1990, per una esplosione seguita da incendio, perse la vita un operaio, mentre un tecnico riportò ustioni in tutto il corpo. Tra il 1977 e Il 1979 il Ministero della Difesa procedette al riassetto generale degli stabilimenti militari e con D.M. 13.12.1979, registrato alla Corte dei Conti il 26.01.1980, stabilì per Il polverificio di Fontana Liri la nuova denominazione: Stabilimento Militare Munizionamento Terrestre - Sezione Staccata - Divisione Propellenti. Una intitolazione apparentemente pomposa, ma quel "Sezione Staccata" non faceva prevedere nulla di buono. Nel timore che ciò preludesse ad un paventato suo declassamento e quindi ad un ridimensionamento anche occupazionale, se non addirittura ad un'eventuale sua chiusura, si levarono proteste vivaci - che però non approdarono a nulla - da parte dell'Amministrazione comunale di Fontana Liri, di quelle dei paesi vicini e dei sindacati. A seguito, poi, di altre vibrate proteste da parte della Direzione del polverificio e dei sindacati della Difesa, con D.M. 31.12.1984, lo stabilimento riacquistò una maggiore autonomia e assunse l'attuale denominazione di Stabilimento Militare Propellenti. Pure se rimodernato negli impianti e nei servizi, lo stabilimento ha oggi poche centinaia di dipendenti e dovrebbe produrre polveri infumi per armi convenzionali, propellenti per razzi e missili, cariche di lancio, polvere sferica. Per quest'ultima produzione il relativo impianto - autentico gioiello di alta tecnologia - venne realizzato nel corso del 1989. A curarne l'allestimento, con passione e particolare competenza, fu l'allora direttore col. Pietro Guariglia. Sì sperò che tale Innovativa realizzazione risollevasse le sorti dello stabilimento, ma così non è stato, anzi si continua ancora a temere per la sua chiusura o per un ulteriore suo ridimensionamento: il numero dei suoi dipendenti continua a scendere e le assunzioni sono bloccate. Eppure negli oltre cento anni della sua esistenza il Propellenti è stato sempre all'avanguardia in quanto a tecniche balistiche, tanto da essere stato definito stabilimento pilota e ancora oggi è una efficiente e poderosa struttura di produzione e apprezzato centro di studi e di esperimenti. La ricorrenza centenaria di questo nostro glorioso stabilimento è stata celebrata l’ 11 giugno 1993 alla presenza di alte autorità religiose, politiche, militari e civili. Nel corso della cerimonia venne intitolato al defunto gen. Vincenzo Di Ferrante il piazzale ubicato all'interno del polverificio, a ridosso dell'edificio della Direzione. L’intitolazione era stata richiesta, fra gli altri, e approvata per acclamazione, dal Consiglio comunale di Fontana Liri con la motivazione: "perché ne venga ricordata in futuro la fulgida memoria".

da Fontana Liri - due centri una storia di Generoso Pistilli

 

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