Il lago Solfatara
Ai piedi del “monte” Le Cese e della voragine detta “Fossa del monte”, si estende il pittoresco laghetto Solfatara, di mq. 4350, dalle acque ferruginose che si mescolano lungo la sponda opposta alle acque sulfuree - “acque preziose” come venivano definite nel 1800 -le uniche della zona fra il Liri e il Melfa. ln passato l'acqua ferruginosa sgorgava copiosa da una cavità naturale compresa in un”enorme rupe calcarea erosa e consunta dall'acqua e dal tempo. A questa sorgente, denominata da sempre Bucone (grossa cavità), si accedeva attraverso uno stretto e scomodo passaggio scavato nella roccia. Ora il Bucone, con quelle sue caratteristiche, è solo un suggestivo ricordo.
Ed è anche un lontano ricordo la visione del lago verso le cui sponde ombrose e fresche negli afosi pomeriggi estivi e con ogni sorta di mezzi confluivano numerose le persone del posto e i forestieri a cercare refrigerio o ad attingere acqua.
Noi fontanesi ci ritenevamo un paese privilegiato per la presenza sul nostro territorio di questo laghetto che, oltre a fornirci acqua potabile, alimentava nei suoi pressi un cartonificio e azionava un mulino, “la mola dello Zippo”. ln tempi in cui non esistevano nella zona consorzi, acquedotti e reti idriche e i pozzi scarseggiavano perché venivano scavati a mano, il poter disporre di un lago naturale era da considerare un,autentica fortuna: qui si attingeva acqua, qui le massaie lavavano i panni, qui i contadini abbeveravano il bestiame, qui, oltre che al vicino fiume, i ragazzi facevano il bagno nonostante l'acqua fosse gelida.
La portata delle sorgenti che alimentano il lago era un tempo notevole ed esso manteneva inalterato il suo livello, regolato peraltro da paratie. Da qualche decennio il lago non è più lo stesso e frequentemente, e a volte per lunghi periodi, cala di livello o si prosciuga del tutto.
La quantità delle acque dipende pur sempre da periodi più o meno lunghi di siccità, da innevamenti più o meno consistenti e prolungati, ma per il nostro lago modificazioni di una certa consistenza debbono essersi verificate nella sua struttura idrogeologica e idrografica, che hanno poi determinato l'abbassamento delle falde freatiche. E anche lo stesso aspetto del lago ha subìto sostanziali modificazioni. Indubbiamente encomiabile è stato l'interessamento dell'amministrazione comunale per aver dotato le adiacenze del lago di validebstrutture per chi vi si reca per rilassarsi e di un simpatico parco-giochi per bambini (che, però, odiosi vandali moderni prendono gusto a deturpare e distruggere), ma il lago stesso ha perso la sua vecchia immagine: oggi con le sue sponde imbrigliate, ha poco di naturale.
A cura del Genio militare intorno al 1930 venne costruito sul Bucone un antiestetico fabbricato per gli impianti di captazione e sollevamento dell”acqua che, immessa nel vecchio serbatoio del Le Cese, viene distribuita al polverificio, al serbatoio di Monte dei Corvi e a una parte del paese. A est del lago, su uno spazio una volta ricco di crescioni e dove l'acqua era bassa, nel 1931 il signor Antonio Giannetti, incoraggiato dal podestà Luigi Parravano, dette inizio alla costruzione di un albergo-ristorante con annesse terme, inaugurato solennemente il 5 giugno 19321.
A chi percorra la statale 82 della Valle del Liri nel tratto fra il ponte di S. Eleuterio e l'imbocco di via delle Terme, non può sfuggire il caratteristico e inconfondibile odore di uova sode, come si usa dire da noi. Sono le esalazioni di idrogeno solforato che si sprigionano dal fondo del lago sotto forma di bollicine di gas e si spandono all”intorno, anche a discreta distanza. Le acque solfuree hanno un colore opalescente e contengono, fra gli altri elementi, gas carbonico, gas solfidrico e cloruro di potassio.
Cesare Pascarella ricorda di avere awertito pure lui un “acuto odore di zolfo” quando col “legno” (calesse) si recò da Ceprano a Fontana Liri. Il vetturino gli spiegò che il cattivo odore proveniva dal lago «chiamato Zulufràga, ove vanno a gettarsi cinque o sei rigagnoli di acqua minerale della quale si fa modesto commercio. Difatti nella notte se ne empiono piccoli fiaschi, e a dorso d'asino o su carretti, all'alba, i venditori la van gridando per le vie d'Isola, d'Arpino e di Sora, a un soldo il fiaschetto, come la nostra acqua acetosa. I contadini le attribuiscono una quantità di speciali virtù, e ne sono avidissimi››
Tra il lago e la statale, in località anticamente detta “Cadane” vi sono altre sorgenti solfuree che si mescolano con le acque dell'emissario del lago e confluiscono poi nel Liri, dopo l'abitato di Fontana Liri Inferiore. Queste acque sembra siano state magnificate da Plinio il Vecchio il quale, come è: scritto sulla lapide murata nel 1933 all'ingresso delle Terme, predilesse quel posto sopra ogni altro per la sua quiete e la salubrità delle acque.
Nei pressi del lago sorgeva la villa Lateria appartenente a Quinto, fratello di Cicerone, come attestano scrittori e storici. Scrive Gustavo Strafforello: «Nelle adiacenze (del lago) scorgonsi anche avanzi di antiche costruzioni e di terme e vi fu rivenuta anche una lapide illustrata da alcuni scrittori» .
E l'abate Ferdinando Pistilli: «Quivi non solo scaturisce la detta acqua sulfurea, ma ben anche liacidola, la ferrata, la calda, la fredda ecc., sebbene oggi siano tutte in confusione. Dai rottami di fabbriche e di pavimenti a mosaico antico ivi scoperti si argomenta che un giorno vi siano stati dei Bagni di diverse acque. Questa supposizione circa la metà del corrente secolo mosse il cuore magnanimo di D. Gaetano Buoncompagno, Duca del luogo, per osservarne l'esistenza. Ne commise l'affare a bravi Chimici, acciò riferissero, se le acque di differenti specie esistevano, e se poteano tornare a separarsi per renderle ad uso di Bagni. La loro relazione fu affermativa, ma l'opera non venne eseguita. Nacque l'incaglio della durezza di quel Comune, cui appartiene il fondo, in non volerlo cedere al Duca suddetto».
Scrive lo Strafforello nell'opera citata: «Nel territorio di questo Comune scaturiscono due copiose sorgenti che hanno la temperatura di 16 gradi. Una è solforosa e sgorga nel luogo detto Catane o Cadane ed è valevole contro parecchie malattie».
ln quanto alla temperatura, questa è rimasta invariata nell'arco degli ultimi cento anni e risulta esattamente identica a quella delle acque, pure esse acidule solforose, delle terme di Pompeo di Ferentino. Tratta ancora del lago intorno al 1875 il dott. Francesco Lucchetti: «Spinto dal desiderio di mettere a profitto dell”egra umanità i vantaggi che naturalmente offre il suolo della mia terra natale più volte, interpolatamente, parlai di queste nostre acque minerali di Fontana Liri per richiamarvi sopra l'attenzione degli Onorevoli Amministratori Municipali e Provinciali, affinché coll'autorità e coi mezzi che erano a loro disposizione eseguir facessero un'esatta analisi a tenore delle cognizioni acquistate dalla moderna chimica, onde nei rincontri poi si potessero amministrare con quel criterio terapeutico che nasce dalla conoscenza della natura del rimedio...
Vuoi per ignoranza, vuoi per altri sempre riprovevoli motivi, questi preziosi tesori del nostro suolo, questi doni di natura non furono punto o pochissimo apprezzati, perché non conosciuto abbastanza l'inestimabile loro valore salutifero. Eppure dalla lunga quotidiana osservazione, ognuno si è potuto accertare che in molte croniche malattie esse corrisposero assai meglio dei tanto portentosi specifici, delle tante essenze, quintessenze e galeniche ricette. Pare impossibile che si possa continuare a trascurarle e tenerle in non cale quando tanta gente vi ricorre con vantaggio per la cura di moltissime specie di mali». Nel concludere che l'uso «inopportuno, o contro indicato od intempestivo non può non essere causa di gravi danni», il Lucchetti, da medico, compila una “Guida” preziosa per l'uso razionale delle acque che «non sono punto di virtù medicamentose inferiori a tante altre di simile natura, e perciò non da disprezzarsi, essendo capaci esse pure di guarire lunga serie di malori››.
Lo stesso, dopo aver a lungo trattato di queste acque, delle loro qualità terapeutiche, delle virtù depurative, dei princìpi mineralizzatori dello zolfo, elenca i “morbi” che si possono curare o mitigare o che da esse traggono giovamento, sia pure come cura complementare, e gli altri “morbi” per cui esse sono controindicate. Sullo stesso argomento Luigi Lucchetti ricorda che ad apprezzare tali acque furono per primi i Romani che costruirono qui terme e ville. Egli inoltre riferisce che il duca Gaetano Boncompagni avrebbe voluto costruire a Fontana Liri delle terme e che nel 1820 le acque furono analizzate dal chimico Gaetano Lapira, ma i relativi risultati non furono mai resi noti.
Interessante è questo passo del manoscritto: «Dippiù debbo aggiungere ancora che l'esalazioni delle acque medesime, sparse nell'atmosfera, riescono molto probabilmente preservative delle pestilenze. A questo proposito mi piace raccontare come Fontana Liri che altro non ha di diverso dai paesi limitrofi se non gran copia di acque sulfuree, godesse sempre di una assoluta incolumità, quando negli anni 1836 e 1837 nonché 1854 e 1855, ed in ogni altra invasione, il Colem mortens infuriava, recando strage, spavento, desolazioni nei comuni diintorno, e tutto il seminio morboso fosse stato importato nella nostra Terra da coloro che, esterrefatti dalla gran mortalità, fuggivano dai luoghi infetti per ricoverarsi in Fontanaliri creduto fortilizio inespugnabile dal male, e noi si rimase illesi. Questo fatto m'indusse a credere che le esalazioni solfuree sparse nell”atmosfera, miste o combinate coll'aria, potessero per l'azione antiparassitaria del solfo, essere preservative dell'indico morbo››
A conclusione della sua interessante trattazione il Lucchetti rivolgeva ancora liinvito alle autorità perché facessero finalmente eseguire approfondite analisi delle acque, nell'interesse di quanti avevano necessità di usarle a scopo curativo, tanto come bevanda quanto per i bagni. Non furono pubblicati i risultati delle analisi eseguite nel 1820 dal Lapira, né vennero successivamente effettuate analisi ulteriori; piace però informare che analisi molto accurate per l'aspetto chimico e chimico-fisico, furono compiute nel 1936 da Mario Talenti e Anna Ragno, dellilstituto d'lgiene dell'Università di Roma, e pubblicate il 10 giugno dello stesso anno - sulla rivista Annali di Chimica applicata sotto il titolo: "L'acqua minerale sulfurea del laghetto di Fontana Liri Infieriore detto Solfatara".
Alla luce di queste analisi, l'acqua delle nostre sorgenti venne classificata 'acqua medio minerale, sufurea-bicarbonato-alcalina-terrosa-fredda”. Fin qui si è riferito quanto - sotto il profilo storico, scientifico, terapeutico e turistico - riguarda le nostre sorgenti. A questo punto s'impone una doverosa considerazione: non si è riusciti a valorizzare questo luogo e a utilizzare le sue acque, solo per scarsa iniziativa a livello imprenditoriale, nonostante le caratteristiche delle acque sulfuree siano note da sempre e siano state decantare nel corso degli anni da medici e scienziati. Il prof. Cacciamali nel 1889 scriveva che se le nostre sorgenti “si fossero trovate in tutt”altro paese, vi sarebbe sorto già da tempo uno stabilimento idroterapico”
Oggi, più che in passato, le qualità curative delle acque sulfuree vengono rivalutate e sempre più frequentemente si parla su basi scientifiche di bagni bio sulfurei per trattamenti estetici della pelle, di crenoterapia inalatoria a base di tali acque, e di altre numerose applicazioni. La speranza di ogni fontanese è che le nostre acque vengano opportunamente rivalutate e possano essere utilizzate su vasta scala e con installazioni adeguate, sia come cure estetiche coadiuvanti della salute pubblica, che come fonte di lavoro a vari livelli.
da Fontana Liri - due centri una storia di Generoso Pistilli