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Addio a David Prowse!

Spesse volte nel cinema, capita che la fortuna di un attore paradossalmente risieda nel fatto di non essere riconosciuto, ovvero che il suo successo sia letteralmente il frutto della sua non visibilità. E ciò è capitato anche a David “Dave” Prowse [Bristol, 1º luglio 1935 – Bristol, 28 novembre 2020], ex culturista ed ex sollevatore di pesi britannico (la cui statura raggiungeva i due metri di altezza), il cui volto è pressoché sconosciuto, a differenza del personaggio che ha interpretato sul grande schermo: il leggendario e iconico Dart Fener (nella versione originale Darth Vader), nella trilogia originale di Star Wars, nata dal genio di George Lucas (Guerre stellari, L’Impero colpisce ancora, Il ritorno dello Jedi). Il passato del personaggio di Fener (come Anakin Skywalker) e la storia della sua conversione al male sono al centro quindi della trama della trilogia cosiddetta prequel: Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma (1999), Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni (2002), Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith (2005). Come se non bastasse, anche la sua voce non venne considerata, tant’è vero che Dart Fener venne doppiato da James Earl Jones (nell’edizione italiana la voce è di Massimo Foschi), che aveva una voce decisamente più profonda ed evocante, rispetto a quella di Prowse: e così la frase pronunciata da Fener ne L’impero colpisce ancora, una delle più iconiche e famose della storia del cinema, rivolta a Luke Skywalker, “No, io sono tuo padre”, non ebbe la sua voce. Quasi per uno scherzo del destino, il volto di Prowse non venne mostrato neanche nella famosa scena (con Luke Skywalker) della morte di Fener in Il ritorno dello Jedi (1983). La sequenza era l’unica in cui si sarebbe dovuto vedere il vero volto di Dart Fener appunto, ma fu girata in gran segreto all’insaputa dello stesso Prowse. L’attore che prestò il volto a Fener fu Sebastian Shaw, a quanto pare su diretta richiesta di Alec Guinness (interprete di Obi-Wan Kenobi), che lo suggerì a Lucas. E così Prowse, che aveva interpretato uno dei cattivi più famosi della storia del cinema, proprio nel momento in cui avrebbe potuto mostrarsi al mondo intero e svelare così il suo vero volto, dovette subire una delle più grandi “ingiustizie” artistiche che si ricordino, rimanendo relegato per sempre all’interno di quell’armatura, tanto epica certo quanto “inaccessibile” alla vista del pubblico. Il motivo a quanto pare fu dovuto al fatto che Prowse non ebbe un rapporto propriamente idilliaco con la produzione, per via della sua rimarcata propensione nel rilasciare interviste, in cui avrebbe svelato o suggerito notizie inerenti al suo personaggio, che Lucas teneva gelosamente segrete. Prowse, quindi, tentò invano di partecipare anche a Star Wars: Episodio III-la vendetta dei Sith (2005), ma il suo ruolo venne affidato a Hayden Christensen (peraltro più basso di lui di 15 centimetri). Prowse, prima della sua esperienza nella trilogia di Lucas, aveva interpretato diversi film, legando il suo nome a produzione della Hammer, come Gli orrori di Frankenstein (1970), Frankenstein e il mostro dell’inferno (1974), in cui interpretava il Mostro di Frankenstein e partecipando al cult generazionale  Arancia meccanica (1971) di Stanley Kubrick, nel ruolo di Julian, il culturista guardia del corpo dello scrittore Frank Alexander, che accoglie Alex (interpretato da Malcolm McDowell) in casa sua, riconoscendolo come l’artefice del pestaggio subìto qualche anno prima, nella celebre sequenza in cui Alex e i suoi compagni, fingendo di chiedere soccorso, irrompono nelle villa dello scrittore per poi pestarlo e violentarne la moglie. L’unica collaborazione di Prowse con un regista italiano risale al 1967 quando prese parte al film di Tinto Brass, Col cuore in gola, girato a Londra. Per quello che riguarda le sue apparizioni televisive, da segnalare infine le sue partecipazioni alle serie Doctor Who (1972) Spazio 1999 (1975), La casa nella prateria (1975).

di Gerry Guida

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